In questi giorni, costretti a casa per i decreti sull’emergenza COVID, scendiamo in strada solo per lo stretto necessario… e fra le poche alberature in città rimaste, in questo periodo, si fanno notare le Melia azedarach, chiamati anche Alberi dei rosari, vedremo dopo perché…
Si fanno notare per i rami ormai quasi vuoti di fogliame ma pienissimi di frutti, delle drupe delle dimensioni di 1 cm di diametro di colore giallo oro se maturi. Persistono sull’albero per tutto il periodo invernale pendono dall’albero e gradualmente diventano quasi bianchi.
A Palermo si possono osservare sul Corso Calatafimi, da piazza Indipendenza a salire, o in alcune traverse della città storica, bello un piccolo tratto sulla Via Corazza, nella zona Tukory.
E’ una pianta dalle origini indiane che si è ben integrata nel paesaggio mediterraneo per l’utilizzo massiccio nelle alberature cittadine soprattutto nel meridione d’Italia, in Sicilia cresce tutto quello che si pianta quindi definire aliena questa pianta mi disturba un po, voglio, da naturalista acquisito e sognatore e non da studioso o botanico, credere che dalla nostra terra è tutto partito e tutto a volte ritorna !
Sono alberi che hanno una copertura arborea notevole che crea, nel massimo splendore, dei tunnel dove la luce filtra poco e creano un microclima e un ambiente idoneo ad ospitare la biodiversità urbana, insetti, piccoli uccelli, piccoli rettili… e in tarda primavera i fiori profumano l’aria ed hanno un aspetto stupendo ma non attirano gli impollinatori… che se ne stanno alla larga… vedremo perché.
D’inverno i grappoli di drupe che pendono dai rami a cespi sembrano dare un aspetto di bellezza esotica ai luoghi che hanno il pregio di ospitarli.
Ma hanno i loro segreti: le foglie sono velenose… Tutte le parti della pianta sono velenose per l’uomo se ingerite.
Leggo dal web: alcuni uccelli possono cibarsi dei frutti senza riceverne danno, diffondendo i semi con i propri escrementi, ma una dose di 0,66 g di frutta per chilogrammo può uccidere un mammifero adulto. I primi sintomi dell’avvelenamento appaiono poche ore dopo l’ingestione e possono includere perdita dell’appetito, vomito, stipsi o diarrea, sangue nelle feci, dolori di stomaco, congestione polmonare, paralisi cardiaca, rigidità, mancanza di coordinazione motoria ed in generale debolezza. La morte può sopraggiungere dopo circa 24 ore.
E allora che farne di queste belle biglie di 1 cm che cadono come delle pietruzze sul terreno ? Ebbene prima dell’avvento della famelica plastica il nocciolo dei frutti, duro e sferico, fu largamente utilizzato nella realizzazione di rosari !
Inoltre le “fortunate” vetture che parcheggiano sotto gli stessi alberi in inverno si ricoprono di una patina di resina appiccicosa che potrebbe sembrare fastidiosa ma, contenendo saponina, alla prima pioggia l’auto diventa come nuova ! Per non parlare del vetro appena spruzzi l’acqua… meglio di qualsiasi detergente… ed è pure bio 100% ! Io posteggio quando posso sempre sotto la mia Melia che ho soprannominato “Milina” ogni volta che esco dall’auto la saluto e gli dico… proteggimela… sporcamela un pò… domani piove ! Ho risparmiato tanti lavaggi inquinanti grazie a Milina !
Che dire, a me questi alberi piacciono tanto… e voglio condividere con voi questa mia sensazione.
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