TREKKING A LEVANZO: IL PERIPLO DELL’ISOLA

Levanzo mi ha sempre affascinato, la considero l’isola del mare, del sole e del tempo… si del tempo, a Levanzo quando si arriva il tempo non conta più… almeno come sensazione. Si entra in una dimensione nuova dove non vorresti più uscire.

Anche questa volta quindi, durante queste quattro giornate alle Egadi, sono tornato fra i sentieri di questa straordinaria isola, una delle perle delle Egadi insieme a Marettimo e Favignana, la più vicina a Trapani ma anche alle altre due isolette, quasi dimenticate, facenti parte dell’arcipelago: Maraone e Formica.

Sono le 9 e l’aliscafo da Favignana salpa in orario, alle 9:30 sono già in cammino verso il sentiero che porta al Faraglione e a cala del Genovese dove insiste l’omonima famosa grotta.

La giornata è stupenda, sono solo, l’isola è vuota, i sentieri, scolpiti dal sole, hanno mille riflessi grazie alle sfumature delle rocce calcaree…  le altre due sorelle, Favignana e Marettimo scolpiscono l’orizzonte come in un opera del grande pittore palermitano Francesco Lojacono… è il 20 ottobre… il giorno prima ero a Marettimo e già la giornata era ottima per fare escursionismo, oggi è ancora più bella… i colori naturali sono nitidi di un pastello difficilmente imitabile artificialmente, neppure la fotografia rende la bellezza dei luoghi anche perché la fotografia non può imprimere odori, suoni e la tridimensionalità che solo la presenza fisica può darti.

Superata Cala Camarro e Cala Faraglione il sentiero prima costiero, quasi a livello del mare, si inerpica nella falesia in prossimità della Grotta del Bue e poi, salendo, prosegue verso nord e alla fine, in località Pietre Varate, un boschetto di pini d’Aleppo, tipici di riforestazione, che, nonostante le estreme condizioni di vita si sono modellati a loro piacimento, mi da un po si sollievo.

Qui una vecchia e sbiadita tabella mi indica di proseguire verso la Grotta del Genovese, proprio a fianco di una vecchia struttura agricola, ormai ridotta a rudere, a testimonianza che qui, fino a non molti decenni fa, si lavorava la terra e si allevavano animali…

Poco più avanti un’altra struttura ben più grande è dotata anche di un pozzo ancora attivo e una vasca per la raccolta e il convogliamento delle acque piovane. Siamo a circa 100 m slm.

Da adesso in poi non incontrerò altre strutture “umane” ma solo ambienti naturali ancora intatti, la flora è quella tipica delle rupi costiere con macchie di Lentisco, Euforbie, alternati a sparuti Olivastri e cespugli bassi di Ginestrella e Cisti. Non mancano rari endemismi come il Garofano delle rupi e il Limonio.

Con estrema tranquillità si percorre tutto il sentiero, in leggera salita e in poco più di un’ora si arriva al bivio per la grotta del Genovese per le 10:30 circa. Siamo a circa 160 m slm. Ma non scendo per il ripido sentiero a zig zag, alla grotta, che già conosco, oggi voglio salire sulla “vetta” di Levanzo, Pizzo del Monaco, solo 278 m slm, cosa che mi mancava… perché l’ultima volta il sentiero era inagibile per la folta vegetazione a cespuglio.

Comincio a salire per il sentiero, sicuramente ripristinato dalla forestale che da quota 170 mi porta alla fine del sentiero tracciato a quota 240 circa, ricco di vegetazione e sottobosco a macchia mediterranea, molto bello e inaspettatamente folto… anche un tappeto di ciclamino autunnale che mi riempie di gioia.  Poi da li, per facili roccette, si arriva in vetta…

Dopo qualche minuto di relax e contemplazione del panorama, spettacolare, riprendo il cammino scendendo dallo stesso sentiero naturale e in poco più di venti minuti sono già nuovamente al sentiero che mi porta verso Capo Grosso dove c’è il famoso faro a picco sulla falesia, che da poco è stato acquisito in concessione da privati.

Il cammino è veloce e molto panoramico che corre su tutto il vallone, chiamato la Fossa , 70 m slm, che separa Pizzo Monaco con l’altra cima di Levanzo, Pizzo del Corvo dove andrò dopo aver visitato Capo Grosso.

Il sentiero per Capo Grosso, carrozzabile, è tutto in leggera discesa, qua e la poche abitazioni e appezzamenti coltivati. Qualche cantiere stona un paesaggio, brullo ma superbamente fiero della bellezza geologica che rappresenta l’assetto morfologico definito da faglie che separano due dorsali calcaree ad andamento nord-sud, che qui si evidenziano offrendo scorci panoramici difficilmente visibili altrove.

Ritornato sulla strada perimetrale al bivio, dove è presente il centro di raccolta comunale, dopo pochi metri si accede al sentiero per Pizzo del Corvo dove sono presenti postazioni militari ormai in rovina ma posizionati in un punto strategico importante e molto suggestivo.

Si può percorrere il sito come se ci trovassimo in una zona archeologica abbandonata. Visitando questo luogo la mente spazia nel ricordo di guerre inutili e inumane, tempi bui che i nostri nonni e genitori hanno dovuto vivere.

Sono le 13 circa… si scende in mezzo alla pietraia nuovamente per il sentiero/carrozzabile che ritorna verso il paese. Non posso non andare a visitare la torre saracena in cima alla collina che sovrasta cala Fredda, tutta questa è zona demaniale gestita dal dipartimento forestale della Regione Siciliana. I sentieri sono tutti ben tracciati e vi sono anche zone di sosta attrezzate, un capanno forestale. Si accede da Passo Torre, quindi si sale su facile sentiero naturale sino alla torre, visitabile anche all’interno. Qui consumo il mio frugale pasto.

Scendendo bei panorami sulla costa trapanese e sulle due piccole delle Egadi, Formica e Maraone !

Non mi resta che arrivare a Cala Minnola e farmi l’ultimo bagno della stagione in una caletta tra gli scogli adornati dai ciuffi di Limonium…

…per poi raggiungere il porticciolo e rientrare a Favignana… dove a Punta Sottile mi aspetta l’ultimo incredibile tramonto che pone fine a questa quattro giorni di spensierati e indimenticabili trekking egadini !

Per leggere le altre tappe del trek parti dal sommario: Ottobre 2021, Trekking Tour delle Egadi. Da Palermo a Favignana

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