Riserve regionali siciliane: la foce del Platani

Foce del Platani: la prima stazione per gli uccelli che arrivano dall’Africa

Per arrivare alla riserva bisogna imboccare da Agrigento la SS 189 per Siculiana Marina, seguendo le Indicazioni, quindi la SS 115 Agrigento-Sciacca e Superato Borgo Monsignore si svolta in direzione di Eraclea Minoa, proseguendo fino al parcheggio dell’area archeologica. Da qui bisogna seguire una pista Che si mantiene sul bordo della falesia di Capo Bianco. Si prosegue per un piccolo sentiero che scende Verso la spiaggia fino a raggiungere la foce del Platani è l’impianto boschivo di Borgo Monsignore.

Denominazione: Riserva Naturale Orientata Foce del Fiume Platani.

Provincia: Agrigento.

Comuni: Cattolica Eraclea e Ribera.

Estensione: Area Riserva (Zona A): Ha 159,06; Area Preriserva (Zona B): Ha 47,82; Totale: Ha 206,88.

Riferimenti geografici: 1.G.M.I. 1:25.000 (V), FFgg.: 266 Il N.O.; 266 Il S.0.

Data dell’istituzione: D.A. n. 216 del 4 luglio 1984.

La foce del fiume Platani è un luogo di incantevole bellezza naturalistica su cui domina la falesia di Capo Bianco. Quest’area rappresenta il primo approdo per molti uccelli migratori provenienti dall’ Africa e, grazie alla diversificazione degli ambienti, offre rifugio ad una flora rigogliosa e variegata, quindi ad un’avifauna ricca e composita. La riserva comprende la parte finale del Platani (che poco prima di riversarsi in mare forma un’ampia ansa) e il lungo tratto sabbioso di Borgo Monsignore, che è costeggiato da un cordone di dune basse.

La fascia litoranea, popolata dalle bianche fioriture del giglio marino, dalla spinosa calcatreppola e dalla vellutata santolina delle spiagge, subisce l’influsso dei venti marini e della salsedine ed offre ospitalità a poche specie. Ma se si procede verso l’interno, ecco le prime formazioni dunali prima solo accennate, consolidate da piante erbacee, e poi sempre più evidenti. Qui è il regno delle tamerici e della prucara. Ma è andando ancora più internamente che la vegetazione arborea comincia a dominare con i pini, le acacie, i miopori e gli eucalipti, introdotti decine di anni fa dalla Forestale, che vegetano rigogliosamente creando i presupposti per l’insediamento delle piante autoctone, che sono a sviluppo più lento. Infatti, nel sottobosco, il lentisco e l’asparago pungente sono tra gli arbusti maggiormente presenti. L’Azienda Regionale Foreste Demaniali per accelerare il ritorno alla naturalità, ha impiantato un vivaio in cui vengono coltivate piante tipiche della macchia mediterranea come il mirto, il lentisco, l’olivastro, il carrubo, la palma nana e il rosmarino, che vengono utilizzate per i lavori di restauro ambientale.

Diversa è la situazione nei pressi del fiume presenta zone aperte alternate a radi canneti.

Molti uccelli limicoli trovano nutrimento grazie alla grande quantità di piccoli organismi spiaggiati dalle maree o depositati dalle acque di piena del fiume. Le presenze variano notevolmente in base alla stagione ed ai flussi migratori: molti uccelli sono di passo, mentre altri, come il fratino, la cannaiola, il pendolino, la folaga e, a volte, anche il cavaliere d’Italia, nidificano nella riserva.

La regina delle anse del fiume è la biscia dal collare mentre sulle dune scava le sue lunghe gallerie il Brachitripes megacephalus, un grosso grillide. Nella parte più interna dell’area della riserva è molto diffuso il coniglio selvatico. Un evento eccezionale è il ritorno della tartaruga marina che, grazie alla ritrovata qualità ambientale, ha ripreso a deporre le uova sulle spiagge della zona.

Chi arriva alla riserva della foce del fiume Platani non può rinunciare ad una visita del sito archeologico che sorge sull’altopiano prospiciente il litorale di Capo Banco. La collina conserva, come in uno scrigno le rovine dell’antica Eraclea Minoa, colonia di probabile epoca micenea (VI sec.), che nei secoli seguenti alla sua fondazione divenne oggetto di contesa tra Siracusa e Cartagine. Il sito però doveva essere stato abbandonato precedentemente perché i frammenti rinvenuti negli strati sottostanti alla necropoli arcaica farebbero risalire i primi insediamenti al neolitico. Il  ritrovamento di antiche monete testimonia la presenza di una colonia fenicia; infatti quest’origine è convalidata dal nome stesso della città, rilevato dai documenti: Macara, città di “Macar” (l’Eracle greco, l’Ercole dei Romani).

Dei tempi passati rimangono reperti venuti alla luce durante diverse campagne di scavo, le prime delle quali risalgono agli inizi del ‘900. Questi ritrovamenti ( corredi funerari, ceramiche e statuette fittili), provenienti dalle necropoli e dagli agglomerati urbani sovrapposti, sono in parte conservati nel piccolo antiquarium all’ingresso della zona archeologica; il resto si può ammirare al museo archeologico di Agrigento.

L’emergenza più significativa è l’antico teatro che domina sul pianoro, nel quale sono stratificate le costruzioni arcaiche (VI sec.) ed ellenistiche (IV sec ). A chi resta nella zona si raccomanda di arrivare fino al calvario, interessante da visitare, poiché e uno dei più belli d’Europa. Ricorda molto quello di Gerusalemme: la salita della Via Crucis è punteggiata dalle 13 cappelle (le stazioni), soste obbligate durante le processioni del periodo pasquale.

Cosa non perdere nei paraggi: 

  • Acropoli di Eraclea Minoa: sito archeologico posto sulla sommità di Capo Bianco, a sinistra della foce del fiume.
  • Calvario di Cattolica Eraclea: sito in paese. E’ il terzo in Europa. per bellezza e rassomiglianza a quello di Gerusalemme. 
  • Siculiana Marina: splendido tratto di costa nei pressi della foce del fiume, in direzione di Agrigento.
  • Capo Bianco: bianca falesia di marna calcarea che sovrasta la riserva.
  • Agrigento: la Valle dei Templi

 

Ribera

Non lontana dalla costa, sopra una verdeggiante balza collinare, sorge Ribera. Fondata nel ‘600, presenta un impianto urbanistico a scacchiera, tipico dei centri legati alle attività agricole. Nel suo territorio sono presenti alcune necropoli forse dell’età del Bronzo e del Rame: una tomba preziosa segnala lo sbarco in Sicilia del leggendario Minosse, re di Creta, che inseguiva Dedalo, ideatore del famoso Labirinto. Questo reperto è la testimonianza della presenza della civiltà cretese e micenea in Sicilia. A 3 km dall’abitato, troviamo il Castello dei Conti Luna, costruito dai normanni nel secolo XII. Ribera ha dato i natali allo statista Francesco Crispi nel XIX sec..

Cattolica Eraclea

Fondata nel 1600, è un centro agricolo circondato da aride montagne gessose. E’ attraversata da numerose strade che collegano i centri costieri con l’entroterra incentivando l’economia mercantile. Il monumento principale del paese è la Chiesa Madre fondata nel 1745, a navata unica, presenta una facciata classicheggiante a due ordini. Originariamente si chiamava solo “Cattolica”, in tempi più recenti, per non confonderla con il più noto paese della costa emiliana, le è stato aggiunto il nome di “Eraclea” poiché sorge nei pressi dell’antico sito archeologico.

La riserva si trova nei pressi di Cattolica Eraclea e fa parte di quel sistema di spiagge della Sicilia meridionale considerato di eccezionale bellezza e di alta qualità ambientale, come la spiaggia di Siculiana che pochi anni fa è stata meritatamente definita “la più bella della Sicilia”.

Pochi luoghi in Sicilia sorprendono e affascinano il visitatore come Capo Bianco e la Foce del Platani. Desta meraviglia il forte contrasto tra l’abbacinante candore della ripida parete del promontorio, il cupo verde della vegetazione e i colori cangianti delle acque del Mediterraneo.

Questi siti piacquero anche agli antichi Greci, noti per la capacità di individuare località naturali di grande bellezza. Sulla sommità della falesia, essi posero l’antico insediamento di Eraclea Minoa, colonia contesa da agrigentini, siracusani e cartaginesi. Chi arriva in questa riserva ha la possibilità di soddisfare curiosità storiche e scientifiche e potrà godere di un paesaggio unico, che offre spunti fotografici di grande interesse, possibilità di osservazioni naturalistiche e una bellissima spiaggia di sabbia fine e chiarissima dove godere del fresco mare del Canale di Sicilia. Su queste spiagge, dopo molto tempo, è riapparsa la tartaruga marina che vi si avventura nelle notti estive per deporre le uova.

Grazie alla variegata natura della foce del fiume, è possibile dedicarsi al birdwatching o riposare al fresco della vegetazione.

Flora e fauna da evidenziare: 

Il giglio marino

E’ uno dei rappresentanti più belli e vistosi della vegetazione delle dune. Durante l’inverno, fino alla primavera, emergono dalla sabbia le sole foglie spesse a forma di nastro che appassiscono sul far dell’estate. Dalla fine di luglio fino a settembre, spuntano gli scapi fiorali sui quali sbocciano da 5 a 10 bellissimi fiori candidi, dai petali intagliati in eleganti nastri fluttuanti. Il fiore porta una corona di stami con le antere pendule che ondeggiano al minimo alito di vento favorendo la dispersione del polline, emana un odore gradevole ed inebriante: “voci di popolo” raccontano che questo profumo insinuante può arrivare a stordire sino allo svenimento. Pur essendo specie rustica non rara, rischia di scomparire a causa della distruzione e del degrado dell’ambiente litoraneo.

Il pendolino

E’ lungo appena 11 cm e pesa circa 8 grammi: I suo aspetto è reso singolare dalla caratteristica mascherina nera che circonda i suoi occhi. La peculiarità di questo uccellino è il suo nido a forma di bisaccia, ancorato ai rami degli alberi della riserva, costruito con un paziente lavoro di intreccio di fibre allungate, tele di ragno e lanugine vegetale.

Per escursioni in riserva contattatemi: info@sicilyhiking.it 

testi tratti da documenti ufficiali della riserva, foto Giorgio De Simone

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