Per organizzare una escursione di gruppo sono andato a fare un sopralluogo in questa area archeologica, resti dell’antica città di Adranone, poco conosciuta ma molto interessante e suggestiva, perchè fa parte della RNO di Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, quindi un luogo, naturalisticamente parlando, molto importante. Rilevanti sono infatti gli aspetti geologici, faunistici e vegetali in questa riserva di oltre 2500 ettari oggi gestita dal Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale della Regione Siciliana.
Nella foto la splendida livrea di un giovane Ramarro (Lacerta bilineata) immortalato tra le antiche mura del sito.
Per raggiungere il sito occorre arrivare a Sambuca di Sicilia e da li seguire le indicazioni Monte Adranone.
Ma qui voglio concentrarmi sull’aspetto archeologico perchè per l’aspetto naturalistico rimando ad altro articolo che riguarda l’escursione in riserva con il percorso nel Bosco del Pomo e la suggestiva salita al Monte Genuardo.
L’area archeologica è perimetrata ed è aperta dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 13:30 gestita dalla Soprintendenza beni culturali ed ambientali della Regione Siciliana (Info: 0925 946083).
I testi che seguono sono tratti da una brochure che mi è stata fornita presso l’ingresso del sito archeologico.
Le foto invece sono del sottoscritto. Buona lettura e buona visita.
Storia e topografia
Il centro antico di Monte Adranone, uno dei più occidentali dell’Agrigentino, è sito a circa 1000 m. slm, a nord del moderno agglomerato urbano di Sambuca di Sicilia.
L’insediamento indigeno occupato dai Greci nel V secolo aC fu senza dubbio una colonia di Selinunte. La sua storia si sviluppa in un contesto particolare, quello dei contatti tra la zona sicana ellenizzata e la zona elimo-punica. La netta preminenza della componente punica è avvertibile soprattutto nelle aree sacre e nel rinnovamento delle opere di insediamento e di difesa urbana. Siamo già agli inizi del IV secolo, quando la supremazia cartaginese si rafforza nella Sicilia occidentale dalla caduta di Selinunte fino alla morte di Dioniso I.
Per quanto riguarda l’identificazione del sito, riconosciamo giustamente la città di Adranon citata da Diodoro (XXIII. 4.2.) in relazione ad alcuni avvenimenti della prima guerra punica. Tale identificazione sembra oggi essere supportata dai dati archeologici emersi dopo scavi sistematici. Infatti, le ricerche fino ad oggi hanno dimostrato inequivocabilmente una completa e violenta distruzione della città intorno al 250 aC. Ma restano ancora alcune presenze isolate – forse guarnigioni romane di controllo – durante la seconda guerra punica.
I primi scavi regolari risalgono al 1968, da allora campagne annuali hanno portato alla luce la necropoli, la poderosa cinta muraria e vaste aree della città e dell’area suburbana, ancora in gran parte inesplorate. La città sorgeva su un terrazzo ondulato di forma grosso modo triangolare, che culminava a nord con l’area sacra dell’acropoli protetta alle sue spalle dal costone roccioso. Il terrazzo continuava la sua discesa verso SW verso la profonda sella che separa le due colline. È qui che si trova l’agglomerato urbano e dove avrebbe dovuto essere localizzato uno snodo stradale abbastanza ampio.
Il perimetro della città è costituito da una possente cinta muraria che circonda quasi completamente l’area dei due colli e delimita con una seconda strada di collegamento anulare, il piano sommitale dell’acropoli; gli ingressi principali conservati sono due, rispettivamente sul lato Nord e sul lato Sud.
Necropoli
La necropoli si estendeva a sud e sud-ovest dei bastioni. Gli scavi hanno evidenziato l’esistenza di tombe che possono essere distinte, per tipologia e cronologia, in tre tipologie: a) tombe del tipo “a camera ipogea” (V-V secolo aC); b) tombe a scatola con pareti costituite da piccoli blocchi di marna; c) sepolture semplici a terra, di età ellenistica, talvolta sovrapposte a tombe più antiche.
Tomba monumentale della regina
La tomba monumentale detta “della regina” risale al VI-V secolo a.C. Molto notevole dal punto di vista costruttivo, è sicuramente una delle tombe a moneta più interessanti della Sicilia.
È costruito con conci squadrati di tufo che delimitano un ambiente ipogeo con copertura a falsa volta e un’apertura preceduta da un piccolo dromos con accesso ad un pozzetto. Al momento della scoperta, nel 1885, fu rinvenuto un corredo funerario completo (vasi in bronzo e terracotta verniciata con figure), oggi perduto.
Tomba CXXVI
Scavi recenti (1985 – 1988) hanno arricchito le nostre informazioni sulle caratteristiche della necropoli. Abbiamo scoperto una sequenza di tombe che presentano complesse sovrapposizioni e che hanno subito restauri e riutilizzi. Anche le tipologie sono diverse: tombe ad ambienti sotterranei, con cassette in pietra talvolta dotate di sarcofagi litici o fittili. Sono stati rinvenuti alcuni ossari, recinti e aree indigene attrezzate per la cremazione. Abbastanza ricchi sono i corredi di terrecotte attiche e autoctone e di oggetti sacri in bronzo.
Fattoria
Il grandioso edificio a pianta rettangolare denominato fattoria risale alla metà del IV secolo a.C. Presenta al centro un ampio cortile, attorno al quale si dispone regolarmente, sulle quattro ali dell’edificio, una serie di circa trenta principali stanze. Il cortile originariamente era pavimentato con lastre in pietra locale (alcune ancora in sito). In basso compaiono in diversi punti resti di strutture precedenti e al centro alcuni ambienti appartenenti ad abitazioni del V secolo a.C. Le caratteristiche strutturali degli ambienti della fattoria e la natura degli oggetti rinvenuti hanno portato gli specialisti ad interpretare questo interessante edificio come un insieme omogeneo destinato alle attività agricole e artigianali. Comprende però un settore riservato alle pratiche quotidiane del culto privato.
Nell’ala SW, all’angolo sud, due piccoli ambienti contigui presentano vasche di lavoro contenenti un impasto di marne e intonaco, normalmente utilizzato per la realizzazione di intonaci e pavimenti. La stanza dell’angolo meridionale presenta una struttura con murature e pavimento ricoperto di argilla, era probabilmente relativo al locale destinato al torchio; così, in sito troviamo il palmento con la relativa pressa dotata di filtro con beccuccio dove l’olio estratto scorreva in un pithos interrato ancora presente in sito. Durante gli scavi nei pressi del frantoio furono ritrovati cumuli di olive carbonizzate: il tutto sarebbe stato distrutto in piena attività produttiva.
Santuario delle divinità sotterranee
Il santuario è costituito da un temenos, delimitato da un muretto di piccole pietre a secco a forma di trapezio rettangolare. L’ingresso, a Sud, immette in un ambiente rusticamente pavimentato, al centro del quale è il sacello, a pianta rettangolare con ingresso sul lato Sud.
L’interno del sacello è diviso in due parti. Il livello interno della cella appare attualmente rialzato rispetto al progetto originario perché le sue fragili strutture furono interrate per prudenza. Comprendono una piattaforma circolare in pietra marnosa, su cui poggiava un altare rotondo, al centro della stanza, e una panca realizzata con piccole pietre a secco lungo le pareti. Una panchina simile si trova all’esterno. Anche all’esterno, addossato al lato orientale della facciata stessa, si trova un bothros quadrangolare il cui foro è in comunicazione con l’interno del sucellum; poco più ad est si trova un altro altare in pietra, di forma quadrata. All’interno e all’esterno del sacello, durante gli scavi furono rinvenuti numerosi ex voto, accuratamente deposti sui banchi.
Porta Sud
La grande porta d’accesso (Porta Sud) è fiancheggiata da sotterranei; dalla base del sotterraneo ovest (torre C) si dirige a sud un muro la cui parte finale è a forma di L, pare sia ciò che resta di un bastione protettivo all’ingresso della città e che forse fu aggiunto in occasione di un particolare pericolo di attacco; contemporaneamente – da collocarsi intorno ai primi decenni del III secolo antecedente la I guerra punica – sorge la più robusta ed estesa fortificazione esterna: si tratta di un lungo braccio del mastio orientale della porta (torre C), è fortificato a metà da una torre rettangolare che termina con un grande campanile.
Santuario punico sotto l’acropoli
Il santuario punico sotto l’acropoli è un grande edificio a pianta rettangolare.
È composto da due pezzi; gli ingressi sono sul lato lungo NW.
L’ambiente 1 è caratterizzato dalla presenza di una serie di vasche realizzate in pietra locale addossate alla parete NE. Sono stati scoperti solo tre bacini, altri potrebbero essere ancora nascosti sotto il crollo del muro nord-orientale; questa, oggi volutamente lasciata in loco, conserva una stabilità unica, grazie ad un’interessante tecnica costruttiva che utilizza piccoli blocchi di pietra. L’ambiente 2, a cielo aperto, è un recinto sacro la cui finalità religiosa è testimoniata dalla presenza di due betili colonnati su base quadrangolare in pietra, disposti lungo la lunga parete di fondo; davanti ad uno dei due si trova un altare rettangolare in pietra, in parte bruciato. L’intera superficie del terreno, al momento degli scavi, era ricoperta da uno spesso strato di materiali edili e ossa di animali. È in questo strato che abbiamo trovato circa duecento monete, per lo più di tipo siculo-punico.
Proprio alle spalle di questo edificio si trova una grande cisterna rettangolare, scavata nella marna, che presenta lungo l’asse maggiore una fila di pilastri (m 14,60 x 6); probabilmente serviva sia alle esigenze rituali del santuario, sia come riserva idrica per l’area urbana.
Grande edificio rettangolare
Il blocco V è costituito da un grande edificio a pianta rettangolare al quale si sovrappongono strutture più antiche. È preceduto sul lato SE da un portico riconoscibile grazie alle basi di due colonne in pietra tenera, finemente modellate, successivamente inglobate nel muro intercolonnato. Dal portico (alterato da successive modifiche per ricavare tre piccoli ambienti), si accede attraverso tre grandi soglie ad altrettanti grandi ambienti quadrati; al centro troviamo le basi cilindriche, originariamente intonacate e modellate, di alcune colonne o altari cilindrici.
Dietro questi ambienti sono disposti simmetricamente altrettanti ambienti divisi in due parti: un ambiente rettangolare ed un “magazzino” o vano scala a SE.
L’ubicazione dell’edificio, le sue caratteristiche architettoniche, i materiali votivi rinvenuti negli ambienti a base circolare, tutto ciò fa supporre una destinazione pubblica della costruzione. Il pavimento degli ambienti a NE potrebbe far pensare ad un pubblico deposito di derrate alimentari che i Greci normalmente conservavano in edifici come i pritanei, luoghi di adunanza in generale; a meno che tale utilizzo non fosse limitato ad un periodo successivo quando il tutto venne trasformato in luogo di deposito delle riserve alimentari durante l’ultimo periodo di resistenza agli assedi romani.
Negozi sotto l’acropoli
L’ultimo tratto della strada che va verso l’acropoli delimita, ad est, l’imponente insieme del blocco I, a pianta quadrata, suddiviso in una serie di ambienti che si aprono su un lungo e stretto cortile attraversato al centro da un canale di scarico ricavato nel pavimento.
L’edificio doveva avere un secondo piano poiché sul primo strato di macerie sono stati rinvenuti i resti di un pavimento quadrato in mattoni. All’ingresso del cortile centrale si trovava una piccola loggia o postierla (ambiente 5) dell’edificio. L’intero edificio presenta le caratteristiche di un gruppo di case abitate con fondaci e forse magazzini (ambienti 1a e 1b) che si aprivano su una spianata (sono state rinvenute al suolo sotto uno spesso strato di ruderi bruciati, quasi duecento pezzi di monete in gran parte di tipo punico). Il luogo aveva probabilmente funzioni pubbliche legate all’area sacra della sovrastante acropoli. Alcuni ambienti avevano funzione di deposito (ambiente 2b, ambiente 7) come testimoniano una serie di pithoi addossati alle pareti; alcuni di essi avevano delle sigle incise sul bordo, probabilmente questo era il costo del contenitore. Talvolta il bordo è decorato da un fregio raffigurante un ramoscello d’ulivo, probabile allusione al liquido contenuto.
L’ambiente 2a doveva essere la cappella privata dell’edificio, come è dimostrato dal materiale votivo deposto a terra lungo le pareti: lucerne, vasi rituali, piccoli busti fittili che rappresentano gli offerenti che, nelle mani incrociate sul petto, tengono una colomba e un piolo. Tutto questo materiale è databile tra la seconda metà del IV e la prima metà del II secolo aC. Nell’ambiente VI è stata scoperta una cisterna di forma ellittica allargata verso il fondo. All’interno le pareti in pietra marnosa sono intonacate, si tratta di una tipologia di cisterna con bocca ovale presente negli ambienti punici.
Acropoli
Si giunge all’acropoli attraverso la porta che si apre all’interno delle mura e che è delimitata da due piccole torri quadrangolari. Oltre i ruderi di alcuni edifici in pietra, una rampa rocciosa conduce alla spianata in alto: lì sorgeva il grandioso tempio punico. Una grande cisterna rettangolare è posta quasi parallela al tempio; è collegato ad esso non solo attraverso una complessa rete di canali ma anche per le funzioni di culto dell’edificio.
Due piccoli pilastri, lungo l’asse maggiore, sorreggevano il tetto, oggi scomparso. Durante la I guerra punica, prima della distruzione della città, la cisterna venne riempita e, secondo Diodoro, utilizzata come prima linea di difesa. La resistenza ai Romani, secondo Diodoro, è stata notevole; infatti abbiamo trovato le superfici di calpestio costellate di punte di frecce e proiettili litici per catapulte.
Tempio punico sotto l’acropoli
Si tratta di un grande edificio a pianta rettangolare allungata. Originariamente la pianta era composta da tre ambienti uno dopo l’altro, ma che non comunicavano tra loro. Vi si accedeva dal lato sud, grazie a tre grandi soglie che immettevano rispettivamente in ciascuna delle tre stanze. La collocazione più significativa del tempio è il grande recinto centrale a cielo aperto posto sul suo asse maggiore, al centro si trovano due basi quadrate in pietra locale su piattaforme lastricate. Il recinto centrale era affiancato da due ambienti coperti: quello a SW era diviso in due, mentre l’altro a SE era costituito da un’unica cella. Questo è l’ambiente che doveva assolvere ad una particolare funzione di culto (sancta sanctorum) come si può dedurre dalle imponenti caratteristiche monumentali della facciata. I ruderi presenti suggeriscono una rara commistione di elementi greci e punici. La pianta originaria del tempio fu modificata da alcune aggiunte: a) un altro ambiente; b) un lungo portico su tutto il fronte SW; c) una piattaforma rialzata, forse un altare.
Sopralluogo effettuato in data 2 novembre 2024