Oggi dedichiamo mezza giornata alla cultura e mezza alla natura. Di mattina faremo una visita prima alla fondazione dedicata al genio di Manrique e poi ad una sua creatura, una delle tante, il Monumento al Campesino, quindi diretti a nord sulle sponde dell’Atlantico, con, prima, una sosta ad una ZSC vicino il villaggio di La Santa, e, successivamente, alla spiaggia che si rivelerà la più bella (per noi) dell’intera isola, Famara, infine, rientrando verso Tias, visiteremo l’incredibile formazione geologica di Las Grietas e per finire gusteremo un ottimo rosso “vulcanico” a La Geria.
Ma andiamo con ordine.
Fatta colazione usciamo, è una bella giornata, tersa, cielo di un azzurro che solo in Sicilia possiamo godere, le nuvole qui a Lanzarote sono “artistiche” sono uno spettacolo solo loro… all’orizzonte si intuisce una bella perturbazione su mare, lontana, da nord verso est, consistente, ad imbuto, con la sua bella e distinta colonna d’acqua diagonale sul mare… calmo e dolce… almeno su questo versante sud… vedremo che non sarà così a nord, su Famara.
Usciamo con la nostra auto dalla LZ2 (hanno questo codice le strade di Lanzarote) e alla rotonda in direzione Tahíche sulla LZ1, tutte strade straordinariamente perfette, sembrano asfaltate ieri… da rimanere increduli… con mia moglie facciamo una battuta… solo percorrere queste strade immacolate ne vale il viaggio, per noi in Sicilia dove ormai le buche sulle strade sono da “area archeologica” sono un sogno !!
Raggiungiamo la sede della fondazione in pochi minuti, la bella rotonda (foto sopra) che ci porta in direzione San Bartolomè ha una installazione che non possiamo fare a meno di fotografare… è proprio bella.
A ogni rotonda ce n’è una più bella dell’altra ma non ci si può fermare sempre purtroppo !
Da li a pochi metri arriviamo a destinazione, il parcheggio della fondazione è di fianco all’ingresso, sempre a pagamento e sempre un costo giustificato per quello che vedremo.
Al botteghino ci viene chiesta la lingua e ci viene data una brochure in italiano perché il servizio guide non prevede l’italiano. Non solo qui in effetti la lingua italiana non è tra le preferite delle guide locali, ma non è contemplata, e non credo per mancanza di attenzione nei confronti degli italiani ma semplicemente perché lo spagnolo si capisce perfettamente se ascoltato con attenzione, le frasi sono intellegibili e se non capisci qualcosa puoi sempre interrompere le guide che ti aiutano a capire meglio. Quindi non è un limite e voglio pensare che sia un modo per far sentire gli italiani come un popolo locale e quindi mi sta bene così, di contro qui gli italiani residenti sono tantissimi e se stai attento qualcuno lo becchi sempre semplicemente parlando e ascoltando.
Il bell’ingresso prevede un giardino tipico canario con palmeto, succulente, grandi cactus e la tipica flora resistente e resiliente di queste latitudini, tutto estremamente curato da fare invidia.
Nella prima area esterna è allestita una bella mostra con i disegni dell’arista, le sue foto di una Lanzarote che non c’è più.
Perdersi dentro la residenza di Manrique è come entrare in un mondo parallelo, gli ambienti creati all’interno di questi ingrottamenti naturali si sposano benissimo con la natura circostante e devo essere sincero non turba più di tanto la mia indole ambientalista perché qui si è saputo non solo tutelare gli ambienti naturali ma anche darne risalto per meglio apprezzarli.
Dalla brochure si legge: La Fondazione César Manrique (FCM) fu costituita dallo stesso César Manrique nell’anno 1983, e diede inizio alle sue attività nel 1990. La sua sede si trova in un’antica residenza dell’artista a Taro de Tahíche, Lanzarote. Il resto è ben descritto nel > sito della fondazione che invito a consultare < per conoscere meglio questo artista che ha trasformato radicalmente Lanzarote nell’arco della sua intensa esistenza.
Lascio alla curiosità di chi verrà a visitare questo luogo interpretare le foto che allego qui e che rappresentano solo parzialmente una parte, quella visiva, degli ambienti che devono essere vissuti con tutti i sensi per entrare, non solo col corpo ma con la mente, nelle vene di Lanzarote, ovvero in questi camminamenti lavici sotterranei e, sostandoci dentro, ascoltando i suoni riprodotti dentro questi tunnel che separano i vari ambienti naturali ben adattati all’uso abitativo ma senza alterarne la struttura originaria ! Da vivere assolutamente.
Dopo un caffè presso la caffetteria della fondazione, riprendiamo la nostra auto e ci dirigiamo verso il Monumento al Campesino 10 km verso San Bartolomé, altro villaggio incastonato tra le vallate aride e pietrose del centro dell’Isola.
Altre rotonde e altre installazioni, come una sorta di museo itinerante, ci accompagnano fino al “Campesino”.
Ma qui una sorpresa, il monumento è in restauro ed è chiuso, ci accontentiamo della Casa Museo inclusa in tutto il complesso monumentale, anche qui stupore… Qui l’ingresso è libero.
Si arriva a questa fattoria da un lato del monumento, è riadattata e ristrutturata rispettando l’antica architettura canaria, anche gli infissi, le porte, le sedie d’epoca pitturate di un verde vivo e intenso. Ogni stanza è adibita ad un vecchio mestiere contadino. C’è anche una stanza dedicata alla cocciniglia da cui veniva estratto l’acido carminico, producendo il color rosso utilizzato, prima dell’avvento dei colori chimici, per colorare bevande e alimenti.
Ma il bello, come sempre qui a Lanzarote, è sottoterra.
Questa installazione, creata sempre da Manrique, ha una sorpresa sul bel mezzo del patio della Casa Museo, nel sottosuolo.
Da una scala a chiocciola si scende dentro una grotta dove una piccola cascata d’acqua alimenta le radici aeree di piante acquatiche che qui crescono con vigore. Ma non è finita qui.
Da questo piccolo stagno sotterraneo si dipana un tunnel scavato nella roccia lavica che porta a una grande sala sotterranea oggi adibita a uno scenografico ristorante e sala ricevimenti… da set cinematografico. Il personale, molto gentile, ce lo ha fatto visitare e i prezzi a dire il vero non erano neppure tanto esagerati.
Ma noi avevamo altri impegni e quindi… via a scoprire altre bellezze, stavolta naturali, dell’isola.
Ecco una sequenza fotografica del luogo:
Riprendiamo l’auto non prima di risalutare il monumento in restauro, convinti che torneremo a visitarlo in futuro, chissà quando… ma si sa che dare un arrivederci è sempre più augurale di un addio e quindi… arrivederci “Campesino” !
A questo punto per arrivare a Playa de Famara, avevamo due possibilità: quella più rapida e veloce che ci avrebbe fatto tornare indietro verso Teguise oppure l’altra via Tiagua, villaggio di contadini, quindi Tinajo e La Santa.
Mi ricordai a proposito che mia figlia tra i luoghi dove andare mi disse che questa zona di La Santa non l’aveva visitata ma ne parlavano molto bene per l’aspetto naturalistico. Questa cosa mi fece propendere nello scegliere il secondo itinerario, di poco più lungo ma interessante anche perché era ancora abbastanza presto per pensare al pranzo e attraversava la parte più interna e selvaggia dell’isola tra il Parque Natural de Los Volcanos a ovest e lo straordinario ambiente della pianura desertica de “El Diablo” a est.
Il paesaggio è stupendo nella sua semplicità: le case bianche incastonate del terreno vulcanico sembravano come delle increspature del bianco provocate dal vento sulle onde in un mare blu indaco !
Così passiamo per Tao, Tiagua e Tinajo e rimaniamo a bocca aperta. Alcuni tratti panorami extraterrestri, che il paesaggio ci dona, altri tratti con terre coltivate con seria difficoltà, alcune a vigneti con le conche scavate sul terreno per evitare i venti da nord che sferzano impetuosi, rafforzandosi dall’Oceano Atlantico, attraverso queste valli, tra i rilievi vulcanici sparsi ovunque da est a ovest.
Superata Tinajo si comincia a scendere pian piano verso la costa atlantica fino ad arrivare a questo borgo marinaro isolato dal mondo di La Santa, con qualche ristorante, market e tante case vacanza in affitto per chi ama la estrema tranquillità.
Camminiamo con l’auto a passo d’uomo per goderci i panorami atlantici con la scogliera a sinistra sferzata dalle onde che qui, rispetto a stamattina sulla costa sud, si infrangono fragorosamente sul reef vulcanico, a un certo punto ci fermiamo in una deliziosa seduta panoramica a mezzaluna sulla scogliera, ci sediamo a goderci la brezza atlantica e la mia attenzione cade su una tabella in lontananza verso il reef dove sembra, da lontano, ci fosse una laguna e vado…
Con mia sorpresa mi imbatto in una zona ZSC, una zona protetta dal progetto europeo Natura 2000, “Los Risquetes”.
Mi perdo a fotografare l’avifauna presente, uno scrigno di biodiversità frammista tra Mediterraneo e Atlantico, specie simili alle nostre se non uguali come il Fratino da noi estremamente vulnerabile e in forte pericolo di estinzione qui convive con altre specie come il Corriere grosso e altri uccelli che mi sono poi divertito a identificare.
Osservazioni che qui sono facili, senza tanto aspettare postazioni o nascondigli: io davanti a loro e loro davanti a me in tranquilla convivenza… evidentemente sanno che qui non sono minacciati dall’uomo… non corrono pericoli, da noi invece… lasciamo perdere va !
Ecco il resto delle foto:
Rientro appagato in auto e continuiamo questa straordinaria strada costiera verso Playa de Famara, superiamo un mega centro turistico che occupa un intero promontorio chiamato “La Isleta” dedicato agli amanti dei sport acquatici, una vera full immersion sull’Oceano.
Ci addentriamo un po salendo di quota verso un villaggio di Soo, una ventina case… e poi, tra dune desertiche a destra e sinistra, arriviamo a La Caleta de Famara.
Un luogo unico, che si rivelerà la spiaggia più bella, naturalisticamente parlando, che abbiamo visto a Lanzarote.
Parcheggiamo lungo le stradine di questo villaggio sull’acqua, ovviamente frequentato da surfisti di tutto il mondo.
Raggiungiamo l’immenso arenile. In quel momento la bassa marea aveva allungato la spiaggia di centinaia di metri e lasciato le dune a monte scoperte. Peccato… la giornata era ottimale per farsi bagnare dall’Oceano anche se l’onda lunga non poteva permetterci di raggiungere il largo. Ma mia moglie, nonostante non abbia indossato costume, si tira su i pantaloni ed entra in acqua.
Sensazione unica che gli rimarrà penso per molto tempo.
Io mi limito con i miei scarponi da trekking a raggiungere l’arenile sul bagnasciuga e anche qui mi diverto a fotografare questi panorami mozzafiato.
Le onde, non tanto alte, sono un allenamento per i surfisti in acqua che praticano anche il kitesurf.
Estasiati ci stendiamo sulle dune e consumiamo un piccolo panino tirato fuori dagli zaini…
Ma non basta il paninetto, giriamo da stamattina e dobbiamo affrontare il pomeriggio… Decidiamo quindi di restare a Famara per il pranzo e, rientrando al borgo, ci sediamo in uno dei caratteristici ristorantini che si affacciamo sull’unica strada che in effetti è sulla sabbia.
Abbiamo consumato il Pulpo a la Gallega e un fritto misto di pesce del giorno, accompagnato da due “caña” ovvero birre alla spina… penso che lo ricorderemo per sempre, tutto ottimo e mangiato qui assume un gusto ancora più intenso e per questo voglio citare il nome del ristorantino, El Chiringuito !
Ma le giornate sono lunghe a Lanzarote e il tramonto è per le 18 quindi abbiamo ancora un po di tempo per visitare altri luoghi come ad esempio Las Grietas.
Raggiungiamo questa formazione geologica rientrando verso sud seguendo le indicazioni della mia App di sentieristica ormai per me insostituibile, Locus Map.
Arriviamo al parcheggio, scendo, faccio poche centinaia di metri per raggiungere il punto indicato dal GPS ed ecco cosa mi ritrovo davanti: spaccature profonde delle montagne vulcaniche con varie stratificazioni geologiche, provocate dall’erosione degli agenti atmosferici, ma soprattutto del vento, che hanno generato dei piccoli canyon percorribili a piedi e ad altezza d’uomo. Fantastico !
Ecco un breve video di questo posto straordinario.
Per nulla appagati di questa giornata che volge al crepuscolo sulla strada di ritorno ci imbattiamo nella zona dei vigneti a conca di “La Geria”… e che vogliamo fare ?
Gustiamoci un bel rosso locale dei vigneti vulcanici di questa storica cantina di Lanzarote.
Salute a tutti… e a domani per un’altro giro… stavolta molto più “turistico”… visiteremo la capitale e più a sud Playa Blanca.