La sughera, dopo il leccio, è la specie che caratterizza di più il paesaggio vegetale dell’Italia mediterranea.
Si tratta di una pianta nota fin dall’antichità ed apprezzata, tra l’altro, per le qualità della sua corteccia. In Grecia era considerata sacra e venerata come simbolo di libertà e di onore al punto che a nessuno era lecito tagliarla senza il consenso di un sacerdote.
E’ una quercia sempreverde inconfondibile per via del tronco robusto e dei rami ricoperti da una spessa corteccia, screpolata, fessurata e suberosa, di colore grigiastro. Le foglie sono coriacee, alterne, simili a quelle del leccio, di un bel verde scuro nella pagina superiore e biancastre in quella inferiore per la presenza di numerosi e fitti peli morti. La chioma è ampia e irregolare soprattutto nelle vecchie piante isolate.
Le foto di questo articolo sono tutte state realizzate nel corso di escursioni effettuate nei boschi di: Angimbè, Ficuzza, Favara, Madonie
Diffusa allo stato spontaneo nel settore occidentale del Mediterraneo, in Italia si riscontra in Sardegna, Sicilia e sui versanti tirrenico e ionico della penisola. In Sicilia costituisce consorzi quasi puri nelle stazioni più calde ed aride e sui terreni di natura poco coerenti di natura silicea, dal livello del mare fino a circa 800 m.
In alcuni ambiti particolari, come in contrada Bosco Sugheri (Geraci Siculo) ed a Monte Coniglio (Nicosia) la specie si spinge oltre i 1000 m, grazie alla presenza di un microclima particolare caratterizzato da nebbie basse e persistenti. Queste ultime si rivelano preziose sia in estate, quando assicurano alla sughera un certo grado di umidità che le permette di resistere meglio alle elevate temperature, sia in inverno mitigando i rigori della stagione.
I sughereti siciliani si estendono complessivamente su una superficie di circa 15.000 ettari. Quelli più vasti e continui ricadono sui Nebrodi, sulle Madonie, nel Bosco della Ficuzza presso Palermo, a Caltagirone (boschi di Santo Pietro) in cui si rinvengono circa 75 individui di notevoli dimensioni (Galesi e Mascara, 1999) ed a Niscemi.
Nel territorio di quest’ultimo comune, in particolare, nella contrada Pisciotto, nonostante gli interventi umani spesso distruttivi, si è conservato un nucleo con numerose sughere plurisecolari che può essere considerato come un vero e proprio relitto di quella preistorica foresta che trovarono i coloni greci e, prima di essi, le popolazioni indigene. Propaggini significative dal punto di vista fitogeografico sono rappresentate dai nuclei di sughera presenti nelle province di Trapani e di Siracusa.
Gli attuali sughereti sono formazioni boschive più o meno fortemente antropizzate, meno densi e più luminosi dei lecceti: essi risentono, infatti, fortemente dell’azione esercitata dall’uomo che fin dall’antichità ne ha curato lo sfruttamento economico. Il prodotto principale di questa specie è rappresentato dal sughero, originato da uno speciale tessuto generativo secondario: il fellogeno. Il sughero è un tessuto formato da cellule morte riempite d’aria, la cui parete è rivestita dalla suberina, una sostanza impermeabilizzante, con un forte potere isolante. Esso conferisce alla pianta una valida protezione contro le escursioni termiche e una difesa nei confronti dell’attacco di parassiti esterni.
L’estrazione del sughero avviene verso i 15-20 anni, quando il fusto ha raggiunto la circonferenza di 60 cm a petto d’uomo. Il prodotto ottenuto dalla prima decortica (demaschiatura) prende il nome di sugherone o sughero maschio, mentre quello delle successive estrazioni è detto sughero gentile o sughero femmina. Se durante la decortica non viene danneggiato il fellogeno (la mamma del sughero) la pianta è in grado di rigenerare un nuovo strato di sughero.
L’uso del sughero è molto antico. I Greci e i Romani lo utilizzavano per fare galleggianti per la pesca e suole per le calzature come riportano il filosofo greco Teofrasto, il naturalista Plinio il Vecchio e il poeta Orazio.
Oggi trova impiego, oltre che per questi usi tradizionali, nella produzione dei turaccioli soprattutto per i vini di qualità, e come materiale isolante, termico e sonoro, per rivestimenti.
I sughereti durante la decortica, eseguita generalmente ad intervalli di 9-12 anni, per l’utilizzazione dei grossi strati di sughero, recano una pittoresca ed inconfondibile nota di colore al paesaggio, per via della colorazione rosso-arancio, inizialmente, e poi rosso sanguigno, che assumono i fusti e le grosse ramificazioni, che sono chiaramente distinguibili anche da lontano.
Lo strato arboreo del sughereto è costituito prevalentemente dalla sughera (Quercus suber), con individui spesso secolari, alcuni dei quali possiedono valori di circonferenza, a petto d’uomo, compresi tra 3 e 5 m ed altezza di 15-20 m.
Alla sughera si accompagnano alcune specie di querce caducifoglie termofile (Quercus virgiliana, Q. amplifolia e Q. dalechampii), oltre al leccio (Q. ilex), all’orniello (Fraxinus ornus) e, più raramente alla quercia di Bivona-Bernardi (Q. bivoniana) entità simile alla sughera per quanto riguarda il rivestimento suberoso del fusto e dei rami, dalla quale differisce per la notevole variabilità delle sue foglie. Quest’ultime, infatti, presentano forme intermedie tra una non meglio definita quercia caducifoglia e la stessa sughera. In alcune località, come nei territori di Nicosia e, soprattutto, delle basse Madonie (Cefalù, Pollina, Lascari, Gratteri) nell’ambito dei sughereti si riscontrano annosi individui subspontanei di pino da pinoli (Pinus pinea), che conferiscono alle colline che si affacciano sulla costa tirrenica un’inconsueta impronta paesaggistica.
Lo strato arbustivo è abbastanza rappresentato soprattutto nelle formazioni più aperte. In esso sono frequenti l’erica arborea (Erica arborea) e il corbezzolo (Arbutus unedo), cioè le specie che più velocemente delle altre ricacciano dopo il passaggio del fuoco, cui si associano molte altre specie, come l’asparago pungente, la ginestra spinosa (Calicotome infesta), il citiso villoso (Cytisus villosus), la lavanda selvatica (Lavandula stoechas), il caprifoglio etrusco ed il caprifoglio mediterraneo, (Lonicera implexa, L. etrusca) l’osiride, il lentisco, la fillirea, la rosa di San Giovanni (Rosa sempervirens), il pungitopo, la stracciabrache (Smilax aspera), oltre a diverse specie di cisti nei tratti in cui la copertura arborea è minore.
Frequente soprattutto ai margini di alcuni sughereti, sono le endemiche ginestra dei Nebrodi (Genista aristata) e ginestra delle Madonie (Genista madoniensis). La prima è diffusa sulle Madonie, sui Nebrodi e nell’ennese, mentre la seconda è esclusiva dei territori di Lascari, Gratteri, Collesano e Pollina (Madonie).
Diverse sono le entità erbacee presenti all’interno del sughereto di cui si ricordano, oltre ai tappeti del ciclamino primaverile (Cyclamen repandum), l’asplenio maggiore (Aplenium onopteris), la stellina esile (Asperula laevigata), la fienarola comune (Poa sylvicola) e diverse specie indicatrici della natura acidofila del suolo come l’incensaria odorosa (Pulicaria odora), il trifoglio di Bivona-Bernardi (Trifolium bivonae), la consolida di Gussone (Symphytum gussonei), l’endemico camedrio siciliano (Teucríum siculum) con fiori a corolla roseo-purpurea e la calcatreppola di Boccone (Eryngium bocconei), piccola ombrellifera a foglie quadrangolari pungenti, con infiorescenze protette da vigorose brattee spinose.
All’interno di sughereti degradati del versante sud-orientale di Monte Lauro (Siracusa) si rinviene il popolamento relitto dell’endemica Zelkova sicula, un “fossile vivente”, che occupa una piccola area estesa poche centinaia di metri. Si tratta di una delle pochissime specie viventi del genere Zelkova attualmente diffuso dal Mediterraneo centrale fino al Giappone (Polizzi, 1995). La zelkova siciliana è un arbusto caducifoglio a portamento cespuglioso, alto fino a circa 1,5 m, con rami bruno-cinerini e foglie ovoidali, rugose su entrambe le superfici, simili a quelle di un olmo, dalle quali si distinguono facilmente per il margine grossolanamente seghettato e per la base simmetrica.
Nell’ambito dei sughereti si riscontrano diversi individui monumentali di sughera, nelle formazioni delle Madonie, di Ficuzza e di Niscemi. Relativamente a quest’ultima località, all’interno della Riserva Naturale Orientata, vive la Sughera di contrada Pisciotto, meglio nota con il nome di “Quercia Mosaica“, che può essere considerata la più solenne rappresentante della specie in Sicilia e, con molta probabilità, anche del Mediterraneo. Grande, contorta e ormai indebolita dalla carie, continua a dominare quel manto forestale da oltre cinque secoli.
n.b.: testi tratti da documentazione dell’azienda foreste demaniali, foto di ©Giorgio De Simone